martedì 7 giugno 2016

Raduno dell'arte 14a edizione STRUUUA

Un canto gitano, come onda di fuoco, pulsa e batte al centro del Canale d'Otranto.

L'acqua nera, abissale, ci battezza all'estate. E' l'anima stessa che ulula come sirena, richiamando a sè un antico grampo segnato dalle cicatrici delle sue mille vite. Struuua!

Atteriamo ad Othonoi: le anime affini a due a due se ne vanno scomparendo nell'isola, mentre attracca una nave di musici con tamburi e sonagli e noi - zingari del mare - battiamo pieni nudi sulla terra.

A cavallo di una stella cadente, grande quanto una cometa,  arriviamo all'alba di un giorno di vento che, a vele spiegate, ci conduce a Merlera: dune morbide come seni, profumo di fiori e di donna, sentieri che conducono a visioni notturne di molti sogni addietro. Onoriamo con lunghi bagni fino a quando la creatività dell'uomo decide di competere con la Natura e richiamare tutti intorno alla poesia del cibo.

Solo l'estro di uno chef che ha girato il mondo e la passione di uno chef cui il mondo gira intorno, potevano onorare così la carne di un'umile cernia.
 Ebri di gioia più che di vodka sfilano uomini in parrucca e camicie hawaiane, donne possedute dimenano capelli al vento, ancheggiano e sbattono libere all'aria i solo culi.

La musica di chitarre, tamburi e canti irrompe nella quiete come le cicale nella calura d'agosto. Chi nasce in questo giorno fortunato le candele le accende aspirando festa, vodka, e STRUUUA!


La nave in festa ancora danzante, ancora variopinta e suonante all'improvviso molla gli ormeggi ed esce di scena insieme al sole che cala dietro le colline.


Scivolando sulle galassie di un'altra notte senza lunasi spalancano gli occhi sugli azzurri e bianchi più inauditi. Davanti alle selvagge scogliere di Calipso non abbiamo più corpi umani, ma di uccelli che imparano a volare, sbattendo ancora inesperti sulle sartie, di pesci che nuotano tra le onde cercando polipi, di scogli che si lasciano rinfrescare dal mare e di elastici giunchi cui il vento dà le posizioni che vuole, come il coreografo ai suoi danzatori acrobati.



Dalle stesse bianche scogliere, poche ore dopo il re dei re si tuffa e inabissa lasciando il posto a infinite stelle, alle risate notturne, ai cinghiali e alle loro belle.

Se questo raduno fosse un mezzo di trasporto? .......... sarebbe la Blue Bone

se fosse un brano musicale? ......sarebbe un canto di sirene e un ululato di lupi

Se fosse un pezzo della batteria? ...... senza ombra di dubbio sarebbe il batterista!

Se fosse un mestiere? ..... ummmmmm ........  un ottimo pusher!

Se fosse un pesce.......... un tonno a pinna gialla.......... DELLA PALMERA!

ma soprattutto se fosse un'esclamazione sarebbe............. STRUUUUUUUUUUUUUUUAAA!

lunedì 6 giugno 2016

Pasqua Ortodossa: partire come atto di fede!

Per partire questa volta è richiesta FIDUCIA! 

Che le nuvole si aprano, che sopra il monte spunti il sole, che il grigio sia spazzato via dalla luce.

Othonoi ci accoglie deserta: i suoi cinquanta abitanti sono ancora chiusi in casa. Noi pochi velisti ci raduniamo per caso da Tasos.
Non ci sono le stelle ma sul mare brillano le lucciole.

Il ventre di Blue Bone ci culla in una notte senza tempo..

Il risveglio è un pigolare leggero di pioggia. Tutto è grigio e calmo come una colazione zen con la marmellata di mandarino piccante.. Si parte e spiove. 
Arrivati in prossimità delle montagne le nubi si aprono, il sole le squarcia e l'azzurro violento del cielo e del mare, appena svestiti dall'inverno, irrompe sulla scena.

La prua infila il canale tra Corfù e il paese delle aquile.
 
Sembra un  lago fino alla città antica incastrata tra i due castelli.

Un giro di banda, tamburi e ottoni suonano a morte, baldacchini di fiori, statue e dipinti sfilano nella folla. Incontriamo Stefanie in un bar appartato per un aperitivo e finiamo il vino sulla sua terrazza tra tegole e campanili.

Il tempo scorre fluido e in sincronia: un tavolo si libera, un'ottima cena è servita, un coro e l'ultima banda ci accompagnano a dormire.

Anche oggi è primavera. Le otri cadono dagli antichi balconi. Le strutture e gli schemi mentali vanno in frantumi. Si festeggia la Morte!

Le onde in questa tratta di ritorno sono alte e ci schiaffeggiano, fredde e salate. Corfù ci saluta coi suoi scogli bianchi come castelli abbandonati, ricoperti di selva.

Del rientro ricordo solo i nostri visi trasformati: come di bambine appena partorite, come di ragazzi innamorati per la prima volta, come di pugili orgogliosi del loro occhio nero.

Alfredo, Valentina, Antonella, Daniela, Fiamma, Valerio e Tiziano.