sabato 4 marzo 2017

25 Luglio 2016 La Via del Mare

Seguendo il  vento del Nord, abbandoniamo le occupazioni, gli  animali e i cugini e frettolosamente con fagotti morbidi e una chitarra ci imbarchiamo. 
Quello stesso vento ci porta instancabile su un mare calmo e  senza orizzonte. 
Navighiamo per ore fino al tuffo nella baia bianca di acqua incredibilmente blu. 
Non è questo il tempo sprecato, non è nemmeno tempo questo. 
Sei così presente a te stesso mentre timoni, che il tempo lo cavalchi proprio come l´animale bianco con la chiglia. Questa è la nostra cavalcatura, questa – come fanno le conchiglie con il paguro - è la nostra casa. 
L´ isola selvaggia, risuona di musica napoletana questa sera e sberluccica di milioni di stelle. 
Qui il cielo è così nero e loro così luminose che rischiarano la montagna, mentre   strani uccelli notturni fanno il verso ai pescatori che dormono.
Ora, dopo consuete rade  ormai troppo battute, raggiungiamo un'enorme baia verdeggiante, selvaggia e solitaria e i colori del tramonto durano ore e acquietano l´acqua verde.
Fa ancora caldo quando escono sulle rocce miliardi di pelose .
Uno degli abitanti di questa conchiglia, ha per caso con se un coltello e sa anche prepararli con sugo di pomodori freschi dell'orto. 
Contempliamo per ore i mare che guarisce l´anima, sorvolato da garzette ed aironi cenerini. Ci sembra anche di scorgere i resti di una città antica, tra le pietre e la macchia battuta da bisce. 
Ancora un altro cielo nero, senza luna e le scie di una enorme stella ci conduce verso visioni notturne ed atti di creazione primordiale

Costeggiamo diverse miglia di montagne brulle e selvagge;  non una casa, non un villaggio, solo sparuti allevamenti di pesci. Anche se l´acqua è limacciosa,  per l'affluenza di numerosi fiumi, la natura è potente e vergine. 
A questo stato di verginità ci riporta la vela. 
Corpi e menti liberati dallo sfruttamento e logoramento costante di "noi-loro" cui siamo costantemente sottoposti. 
Qui al cospetto di un ambiente incontaminato, anche se solo per alcune frazioni di secondi, intuisci l'unità, la non contrapposizione, le bugie eterne della dualità. 
Mentre il muezzin suonava ieri a Saranda, per me era musica, tradizione, mistero e contemplazione al pari della vista più a destra, del monastero cristiano medioevale, silenzioso sui monti, circondato di verde e di quello bizantino sullo scoglio a sinistra, con la sua cupola dorata a imitazione del sole che gli tramonta di fronte. 
Più a sud le montagne ritornano ad essere lussureggianti, di olivi, macchia e cipressi. 
Un grosso eucalipto troneggia sulla spiaggia, offrendo ombra da questa terribile calura. 
Non si può fare altro che nuotare costeggiando le tre baiette verdi smeraldo, come in una sorta di  trance meditativa. 
Ogni tanto una corrente sorgiva rende frizzante il procedere tra pesci colorati e curiosi, ricci e tartufi di mare.
Non un alito di vento, poca acqua dolce, partenze e arrivi ci costringono in città, dove autentici volti di chi ha scelto la saggezza dell´ozio, ci attendono.


 con Giulia, Giuseppe, Angelo, Franco e Vincenza

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